LA RIVOLTA DEL LETTORE OVVERO RIFLESSIONI D’ANTAN SULL’EDITORIA GIURIDICA IN ITALIA

La “rivolta” di cui parlo per fortuna non riguarda i miei libri per cui anzi ringrazio quanti mi hanno scritto (“vorrei farle i complimenti per il sito e per le sue pubblicazioni che ci aiutano nella pratica professionale”). La parola qualificante è “pratica professionale”. In realtà prima di diventare uno scrittore agli inizi della mia carriera sono stato, tanti anni fa, un lettore alla disperata ricerca di testi che mi aiutassero a districarmi nella redazione e nella negoziazione dei contratti internazionali (l’internazionalizzazione e la globalizzazione che avanzavano ….) ma trovavo unicamente testi del tutto teorici, scritti da accademici soltanto preoccupati di ricondurre questo o quel contratto atipico alle fattispecie tipiche del codice civile o di polemizzare a distanza con altri accademici. In effetti probabilmente si potrebbe dire che io scrivo oggi quello che avrei voluto leggere

In effetti nella mia prima pubblicazione, apparso su una rivista giuridica quasi vent’anni fa, commentavo un precedente articolo del Prof. Zeno-Zencovich, dedicato al profluvio di “Monografie concorsuali”, quelle scritte solo per avere titoli per i concorsi universitari, che affliggeva l’editoria giuridica. Il titolo? “La rivolta del lettore” (non era il mio, ma era stato deciso d’imperio dalla redazione di Contratto e Impresa …..). La ripropongo, qui in quanto credo che sia una lettura amena che comunque non ha perso di interesse

LA RIVOLTA DEL LETTORE Zeno-Zencovich ha offerto ai lettori di questa rivista una amena, ma non per questo meno acuta, riflessione sul profluvio di libri che negli ultimi anni sono stati pubblicati dalle case editrici giuridiche, individuandone la causa in una sorta di “virus da Monografia Concorsuale”.

Quel che conta è scrivere, qualsiasi cosa, a qualunque costo (anche correndo il rischio di “riscrivere” quello che è già stato scritto o peggio ancora di scrivere senza capire quello che si scrive) per Pubblicare, così da acquisire Titoli per il Concorso di Professore di I Fascia (una Monografia) o di II Fascia (due Monografie).

Zeno-Zencovich ha concluso la sua riflessione con un appello per scrivere di meno, e soltanto a ragion veduta, così da salvare le foreste dall’Amazzonia dallo scempio derivante dal “disboscamento da Concorso”.

Forse egli stesso dubbioso dell’utilità di un tale appello, l’autore ha aggiunto una sorta di supplica, affinché le famigerate Monografie (ma sarebbe forse opportuno che anche i curatori delle riviste si sottoponessero ad un esame di coscienza, in quanto non si può sottacere l’importanza degli Articoli ……) siano quantomeno stampate su carta riciclata.

L’appello e la supplica possono essere certo condivisi: se però il virus è stato isolato, ed i sintomi della malattia ben descritti, mi sembra che, prima che prima che per gli alberi dell’Amazzonia, occorrerebbe dolersi per le vere vittime della logorrea giuridica descritta da Zeno-Zencovich, ovverosia gli eventuali lettori delle già citate Monografie, e più in generale gli operatori del diritto italiani.

Sfortunatamente l’autore di un libro (ed a maggior ragione di una Monografia) non si accontenta infatti di scriverlo, per farne poi circolare il manoscritto tra una ristretta cerchia di amici, parenti e conoscenti, ma, in vista del concorso, ha poi bisogno di pubblicarlo. A ciò si aggiunga che il fenomeno della pubblicazione non viene confinato, come potrebbe essere auspicabile, nella cantina di casa, ma viene affidato a case giuridiche ampiamente note che provvedono poi a distribuirlo.

Considerato che non è possibile valutare i contenuti di un libro dal risvolto di copertina, e che neppure le note a piè di pagina possono essere sempre considerate illuminanti, e tenuto conto che, a ben guardare, non è poi così praticabile l’idea di limitare le proprie letture giuridiche  a quanto è stato scritto prima del 1930, come suggerito da Zeno-Zencovich, è inevitabile ammettere la possibilità che in alcuni casi, fortunatamente pochi, il potenziale lettore finisca per acquistare la Monografia.

In questi casi per l’incauto operatore del diritto al danno si aggiunge la beffa. Se l’Autore ha pubblicato la Monografia, acquisendo così Titoli per il Concorso e l’Editore ha venduto la Monografia incassandone il Prezzo, gli unici ad aver subito il danno sono dunque, oltre agli ambientalisti in lotta contro il disboscamento selvaggio, gli aspiranti lettori che dopo aver scorso alcune pagine della Monografia l’abbandonano per dedicare il proprio tempo a più fruttuose occupazioni.

Non è questo però l’unico danno. Il fenomeno descritto da Zeno-Zencovich ha infatti ulteriori conseguenze, tutte di segno negativo. La proliferazione di Monografie a fini Concorsuali ha come effetto di saturare il mercato del libro giuridico, rendendo oltremodo difficile individuare, tra i tanti titoli pubblicati, quelli che effettivamente meriterebbero di essere letti ed in secondo luogo non incoraggia certo i possibili lettori all’acquisto di pubblicazioni giuridiche.

Il libro dovrebbe costituire uno strumento per instaurare una qualche forma di comunicazione tra l’autore ed i lettori: se gli vengono attribuiti fini diversi, rientranti esclusivamente nella sfera di interesse dell’autore ed al più dell’editore, il rischio che si corre è il verificarsi di una netta separazione tra ciò che viene pubblicato e ciò che può essere di effettivo interesse per gli operatori del diritto. In tale situazione l’autore che intenda pubblicare un proprio scritto dovrebbe avere l’onesta intellettuale di domandarsi non soltanto “che senso ha” come suggerisce Zeno-Zencovich ma anche “a cosa serve, a chi interessa?” e comportarsi di conseguenza. Se qualcuno ritiene che abbia senso scrivere cinquecento pagine sulla “Responsabilità civile da abigeato” (l’esempio è di Zeno-Zencovich) almeno abbia il buon gusto di farne pubblicare soltanto dieci copie, raccomandando all’Editore di non distribuirle.

E se non è possibile chiedere tanta assennatezza all’Autore, sarebbe auspicabile che almeno l’Editore si chiedesse a chi mai potrebbe interessare il libro giuridico che si va a pubblicare.

Come si è detto la supplica la supplica di Zeno-Zencovich (stampiamo i libri su carta riciclata) va certamente condivisa: peraltro essa ha il difetto di accontentare soltanto gli ambientalisti ma non i Lettori (se, almeno nelle aspirazioni degli Autori, la Monografia da Concorso si merita una maiuscola, perché non fare altrettanto per i Lettori?).

Perché invece non provare ad istituire un “Premio Letterario” dedicato ai libri giuridici  (ovviamente prevedendo nello Statuto del premio che il vincitore rinunci espressamente e per sempre a citare un’eventuale vittoria ai fini del Concorso e che la Giuria sia formata, almeno in parte, da semplici Lettori con un curriculum del tutto provo di “Monografie”) piuttosto che domandare periodicamente ad un Istituto Demoscopico la pubblicazione di una classifica sulle vendite di monografie giuridiche pubblicate in Italia (in quest’ultima ipotesi  certamente non si risolverebbe il problema, ma volete mettere la soddisfazione degli avveduti “non lettori” nell’apprendere che della Monografia  dedicata alla  “Responsabilità civile da abigeato” si sono vendute soltanto dieci copie, tutte acquistate dalla Biblioteca dell’Università ove è uso aggirarsi l’autore ……).

Se poi questi rimedi risulteranno impraticabili, almeno per certe branche del diritto (Diritto Comunitario, Diritto del Commercio Internazionale”) si potrà abbandonare del tutto certe pubblicazioni giuridiche italiane, ed andare a cercare lumi in Francia o in Inghilterra ove il virus da “Monografia Concorsuale” non ha ancora provocato i guasti di cui oggi ci rammarichiamo.”

Marco Bianchi © riproduzione riservata – Luglio 2019

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