RECENSIONI: ALISON RILEY “LEGAL ENGLISH AND THE COMMON LAW”, WITH “LEGAL GRAMMAR HANDBOOK” BY PATRICIA SOURS, 3A ED., CEDAM (2015)

SOMMARIO: Chapter 1 – English in Legal Contexts (English legal texts, contexts and terminology in national and international perspectives); Chapter 2 – The Language of a Legal System (Laws, courts and constitutions); Chapter 3 – The European Dimension (Treaties and judgments. The impact of European  Union law and the European Convention on Human Rights); Chapter 4 – The Language of Criminal Law (Criminal prosecution and trial Homicide and  self-defence); Chapter 5 – The Language of Civil Law  (The law of torts, the English judgment and common law method);  Chapter 6 – The Language of Contract (Introduction to contract law and the language of commercial contracts); Chapter 7 – Text Layout and Use of Formal Terminology; Chapter 8 – Punctuation; Chapter 9 – Basic Sentence Structure; Chapter 10 – Verb Forms; Chapter 11 – Adverbial Clauses and Nominal Structures

Quando, tanti anni fa, iniziai ad occuparmi  di contratti internazionali, mi sentivo orfano di tutte le “certezze giuridiche”, o meglio di quelle che all’inizio della mia carriera professionale consideravo tali, quelle che costituivano, è ancora costituiscono, il normale quadro di  riferimento di un giurista Italiano (civile / commerciale) poco più alle prime armi: le norme del codice civile, e poi la giurisprudenza senza dimenticare i ponderosi tomi della dottrina. Poi, via via che aumentava la mia esperienza, mi sono reso conto che nel predisporre un contratto internazionale prima di quello  che “stava fuori” dal contratto dovevo preoccuparmi  dei suoi contenuti e di come strutturarli:, mi sono dunque avvicinato alle drafting  tecniques anglo-sassoni che tanto caratterizzano la prassi dei contratti internazionali, e di conseguenza allo studio dei sistemi giuridici di Common Law che ispiravano tali drafting tecniques. Tra le tante motivazioni di una tale tendenza, quella che io preferisco, seppur ipersemplificando, è quella dettata dalla considerazione del ruolo centrale che i sistemi giuridici anglo-sassoni tradizionalmente attribuiscono al testo contrattuale (quella che nel diritto inglese è denominata “parole evidence rule”, o, se riferita agli Statutes, “four corner rule”).  Ma per saper scrivere un contratto  internazionale (e magari anche per saperlo poi negoziare…..), una simile consapevolezza non è sufficiente, in quanto è poi necessario avere una dimestichezza con l’Inglese giuridico (e non solo e non tanto con l’Inglese) e con i sistemi giuridici di Common Law.

E’  questo il motivo per cui la terza edizione di “Legal English and the Common Law”, di cui alcuni anni fa avevo già  comprato, quasi per caso, le prime due edizioni,  fa bella mostra di sé nella mia biblioteca. Si tratta di un libro per la gran parte scritto in Inglese (anche se all’inizio di ogni capitolo vi è un’introduzione in Italiano, e  alcuni contributi sono pure in Italiano) e sebbene sia un’opera dichiaratamente destinata agli studenti, l’ho molto apprezzata soprattutto anche perché di libri così in Italia non ne avevo mai visti, in quanto con un linguaggio molto chiaro la prima parte del libro “racconta” la Common Law (principalmente quella Inglese), spesso prendendo a riferimento sentenze e testi di legge Inglesi.

Personalmente, visto che il mio interesse è principalmente  dedicato ai contratti d’impresa ed in particolar modo ai contratti internazionali, oltre al capitolo 2, ho particolarmente apprezzato i capitoli 5, in particolare la seconda parte dedicata al valore dei precedents e del principio dello stare decisi su cui si poggiano i sistemi di Common Law, e la terza parte tutta dedicata al caso Donoghue (1932), il caso del della lumaca nella bottiglia di ginger ale che, partendo dal tort of negligence (illecito civile / responsabilità derivante da un duty of care / obbligo di  diligenza del reasonable man), ha introdotto in Inghilterra quella che oggi chiamiamo la responsabilità da prodotto, e il capitolo 6 (“The language of contract”) nella  sua interezza. “Last but not least” merita una menzione anche la parte finale curata da Patricia Sours, dichiaratamente “una guida per alcune per alcune delle peculiarità linguistiche che caratterizzano i testi legali “(e quindi anche i nostri contratti internazionali, per cui l’Inglese è sempre più la “lingua franca”.

Alison Riley “Legal English and the Common Law”, with “Legal Grammar Handbook” by Patricia Sours, 3a Ed., Cedam (2015). Pagg. 501 € 28. (SOLO EDIZIONE CARTACEA)

© Marco Bianchi Riproduzione riservata – Maggio 2016

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