RECENSIONE: ANGELO BUSANI – IL CONTRATTO DI COMPRAVENDITA INTERNAZIONALE – GIAPPICHELLI EDITORE, 2015

Cap.1. La disciplina del contratto di compravendita internazionale e l’applicabilità della CISG – Cap.2. L’interpretazione della CISG e dei contratti disciplinati dalla CISG –Cap. 3. La formazione del contratto di compravendita internazionale – Cap. 4. La posizione del seller – Cap. 5. La posizione del purchaser – Cap. 6. L’inadempimento – Cap. 7. Il trasferimento del rischio dal seller al purchaser. Pag. 435 Euro 46 (cartaceo) Euro 31,99 (e-book)

Mi sono letto il libro di Angelo Busani, del quale ho già qui commentato il precedente volume dedicato ai Contratti Commerciali Internazionali B2B e alle Joint Ventures. Già nel primo capitolo del libro mi sono imbattuto in una considerazione che “non sapevo di sapere”, di cui ero inconsciamente consapevole ma che non mi era mai capitato di esprimere nei termini nitidi utilizzati da Busani.

Il senso della considerazione è presto detto: alla concezione statica di diritto interno, per cui la compravendita “nazionale” è tipicamente “uno strumento, servente rispetto alla proprietà”, ove “la proprietà è il “fine” e il contratto ne è il mezzo” si contrappone la concezione dinamica che si ritrova nel commercio internazionale, merce contro soldi, ove l’enfasi non è più tanto e soltanto sulle modalità di trasferimento della proprietà quanto piuttosto sulle regole che disciplinano il “flusso contrattuale”, il trasporto e la consegna della merce e, in senso inverso, il pagamento del prezzo. Qui conclude l’Autore, “il contratto è il “fine” e la merce è il “mezzo””, e lo scopo principale del contratto è quello di proceduralizzare le attività che i due contraenti devono svolgere per gestire lo svolgimento del processo di compravendita e apporzionare tra loro, per quanto possibili, i rischi insiti in tale processo.

Fatta questa premessa, posso formulare l’unico appunto che mi sento di muovere al libro e che riguarda il suo titolo (suggerito dall’Editore?), “Il Contratto di Compravendita Internazionale” per l’appunto. In realtà il libro è dedicato principalmente ad una analisi della Convenzione di Vienna (per gli addetti ai lavori, la “CIGS”) e non anche, se non indirettamente, a quella che io, essendo un practitioner, definisco la pratica dei contratti internazionali di compravendita (i.e. l’illustrazione di singole clausole contrattuali) e quindi mi sarebbe apparso più appropriato un titolo del tipo “La Convenzione di Vienna e i contratti internazionali di compravendita”.

Nel corso della mia attività professionale nei contratti internazionali di compravendita che mi passavano davanti il più delle volte ho visto citata la CIGS soltanto per escluderne aprioristicamente l’applicazione, soprattutto in contratti redati da controparti U.S.A. e tedesche. Ciò a mio parere è un errore, soprattutto per l’acquirente, in quanto così facendo, viene meno la possibilità di avvalersi delle garanzie implicite previste dalla CIGS in tema di conformità della merce (art. 35: merchantable quality, technical specifications, fit for purpose) piuttosto che di inesistenza di pretese di terzi sulla merce compravenduta (artt. 41-42). E’ comunque necessario essere ben consapevoli che la CIGS non contiene tutte le soluzioni ai potenziali problemi di una compravendita internazionale e non elimina la necessità di predisporre, ove il valore della compravendita lo giustifichi, uno specifico contratto “tailor-made” che identifichi la “procedura contrattuale” destinata a governare la dinamica dello scambio internazionale merce contro prezzo (ma non è certo questo il suggerimento che traspare dal libro).

Resta comunque il fatto che “raccontare la storia” scritta nella CIGS significa anche raccontare il dispiegarsi di molte delle attività normalmente richieste al venditore e al compratore in un contratto internazionale di compravendita (fermo sempre restando che, nel redigere il contratto occorre poi tradurre, dettagliare e se del caso derogare i principi della Convenzione) e in questo senso il libro non delude: il linguaggio del libro è molto chiaro e “professionalmente piacevole” alla lettura, e non ha niente dell’approccio didascalico e compilativo che mi è capitato di ritrovare in altre opere che illustrano la Convenzione di Vienna, troppo spesso principalmente se non unicamente basate sul mero commento dei singoli articoli della CIGS e della giurisprudenza. Qui ho invece apprezzato la capacità di andare più a fondo (e penso per esempio alla, almeno per me non banale, identificazione dei principi ispiratori ai quali la CIGS si ispira (Cap.II), ove necessario comparando le soluzioni prospettate dalla CIGS con quelle adottate dal Codice Civile Italiano, e più in generale, nei sistemi di civil law, piuttosto che nei sistemi di common law (e si veda per esempio la parte del Cap.III dedicata alla formazione del contratto e alla “battle of forms” e il Cap. VI, dedicato all’inadempimento, ove le disposizioni della CIGS sono illustrate partendo e prendendo a riferimento le disposizioni del Codice Civile Italiano).

La mia personale conclusione è che la Convenzione di Vienna non ha quel valore “taumaturgico” ed esaustivo che in passato a volte le viene attribuito. Nondimeno non si può ignorarla o, pur non conoscendola, escluderla a priori come troppo spesso accade. E dunque anche questo libro di Angelo Busani è certamente un valido strumento per tutti quanti si occupano di contratti internazionali (practitioners compresi).

© Marco Bianchi Riproduzione riservata – Aprile 2016

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