L’INTERPRETAZIONE DEL CONTRATTO NEL DIRITTO INGLESE: QUELLO CHE CONTA E’ QUELLO CHE E’ SCRITTO NEL TESTO MA QUALCHE ECCEZIONE C’E’: IL CASO DEI TERMINI IMPLICITI NEL CONTRATTO (“IMPLIED TERMS”) ALLA LUCE DI UNA RECENTE SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA INGLESE

Come mi è capitato di scrivere in un precedente post (“L’INTERPRETAZIONE DEL CONTRATTO NEI SISTEMI DI COMMON LAW E DI CIVIL LAW”), e come spiego nelle conferenze che tengo in tema di contratti internazionali, nel diritto Inglese (e più in generale nei sistemi di common law) l’interpretazione del contratto non è volta alla scoperta della comune intenzione delle parti in senso soggettivo, così come accade in Italia in applicazione di quanto disposto dagli artt. 1362-1371 del Codice Civile. Nel diritto Inglese il fine dell’interpretazione è invece quello di accertare l’oggettivo significato che, nel contesto e nelle circostanze in cui il contratto è stato concluso, un reasonable man avrebbe attribuito alle espressioni usate nel testo contrattuale.

Le conseguenze dei due diversi approcci sono abbastanza ovvi. Quello del nostro Codice nella pratica consente un’ampia latitudine interpretativa al giudice (e prima ancora, troppo spesso, agli avvocati dei contraenti che si ritrovano a gestire una qualche controversia insorta tra i rispettivi clienti ……), chiamato ad accertare “la comune intenzione delle parti” senza limitarsi al senso letterale delle parole ma anche sulla base del comportamento dei contraenti prima e dopo la conclusione del contratto. Ciò senza dimenticare, che, su tutto, poi domina la necessità che il contratto sia interpretato “secondo buona fede” (così come percepita, aggiungo io, dal giudice chiamato a decidere della controversia).

All’opposto nel sistema di common law, il giudice, soprattutto quello inglese, non guarda “fuori dal contratto”, a quello che è successo prima e dopo, alle intenzioni dei contraenti, quanto piuttosto al significato oggettivo delle clausole contrattuali, (seppure, al pari di quanto previsto in Italia dall’art. 1363 Cod. Civ., nel quadro di una interpretazione complessiva del contratto), basandosi sui precedenti giudiziali (“binding precedents”) applicabili alle circostanze e avendo sempre a riferimento il giudizio dell’ipotetico “reasonable man”. “Extrinsic evidence cannot be admitted to add to, to vary or contradict a deed or other written instrument” (Jacobs v. Batavia & General Plantation Trust [1924], CH 287, 295]): è questa la c.d. “parole evidence rule (altrimenti denominata “four corner rule” con riferimento all’interpretazione delle leggi). Ci sono comunque delle eccezioni alla parole evidence rule, quali ad esempio la possibilità di porre rimedio a veri errori materiali occorsi nella predisposizione del testo contrattuale poi sottoscritto (“rectification”) o il caso in cui l’accordo tra le parti risulti strutturato su più documenti contrattuali.

L’eccezione di cui mi occupo in questo post è però dedicata ai c.d. implied terms, termini che si considerano impliciti nel contratto, vuoi perché ciò prevede una specifica normativa applicabile a quella data tipologia contrattuale (“terms implied by Statute”), e pensiamo per esempio alle garanzie implicite del venditore previste da Sale of Good Act Inglese, o perché devono essere considerati impliciti alla luce delle circostanze del caso (“terms implied by fact”), in quanto son necessari per l’efficacia operativa del contratto (“business efficacy test”) o non avrebbero potuto non essere dati per scontati da contraenti all’atto della firma del contratto (“officious bystander test”).
Della questione si è occupata una recente decisione della Supreme Court Inglese (la vecchia House of Lords) nel caso Marks and Spencer plc v. BNP Paribas Securities Services Trust Company (Jersey) Ltd. and another (2015) (UKSC72) che ha meglio chiarito le condizioni identificate in un caso precedente (BP Refinery Pty Ltd. v. President, Councillors and Ratepayers of the Shire of Hastings (1977) (52 ALJR 20).

I criteri così rivisitati dalla Supreme Court sono i seguenti:
• Il termine che si assume essere implied è “reasonable and equitable”, non già per i contraenti quanto per l’ipotetico “reasonable man” che si fosse trovato nei loro panni). Il fatto che la pattuizione di cui si discute appaia di per sé equilibrata (“fair”) o che appaia del tutto ovvia (“it goes without saying”), identifica comunque dei requisiti necessari ma non sufficienti per ammettere l’esistenza di un “implied term”.
Business efficacy test e officious bystander test sono alternativi tra loro (anche se appare difficile ipotizzare che nei singoli casi concreti ne sussista solo uno dei due test)
• La “business efficacy” della pattuizione che si assume “implied” non deve rappresentare una necessità assoluta ma va valutata (“a term can only be implied if, without the term, the contract would lack commercial or practical coherence”).

Occorre poi aggiungere che nella decisione della Supreme Court viene chiarito che:
• È difficile ammettere l’esistenza di un implied term in un contratto complesso, dettagliato e negoziato tra le parti, e
• L’accertamento dell’esistenza di un ipotetico implied term rappresenta una fase successiva ed eventuale rispetto a quella dell’interpretazione del contratto.

La decisione della Supreme Court non fa altro che riaffermare il fatto che l’ammissione dell’esistenza di un implied term rappresenta una era accezione alla regola generale (e se dopo due anni vi accorgete che avete dimenticato una qualche pattuizione a voi favorevole, per quanto vi appaia oggi ovvia, probabilmente non si tratta di un implied term, se il contratto sta perfettamente in piedi anche senza quell’implied term. E ciò anche se la sua assenza crea un evidente svantaggio a voi e un corrispondente insperato guadagno alla controparte). E se vi siete dimenticati qualcosa, per parafrasare Humphrey Bogart (Deadline – L’ultima minaccia 1952) “E’ la four corner rule, bellezza! La four corner rule! E tu non ci puoi far niente! Niente!”. Se il contratto è disciplinato dal diritto Inglese è dunque bene curare il drafting e ribadire anche quello che vi sembra ovvio (o implicito…).
Al solito le sentenze le trovate su bailii
© Marco Bianchi  riproduzione riservata – Marzo 2016

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