PARLIAMO DI SOSTENIBILITA’. UN MIO COMMENTO A “LA SOSTENIBILITÀ? UNA NUOVA SFIDA PER I GENERAL COUNSEL” DI ILARIA IAQUINTA NEWSLETTER N° 19 IN HOUSECOMMUNITY 31 GENNAIO 2020

Mi sembra eccessivo, come si fa nell’articolo di Ilaria Iaquinta che potete leggere all’indirizzo https://inhousecommunity.it/  , parlare della sostenibilità come di una nuova macro-area per i general counsel. Personalmente, professionalmente parlando, ho “incontrato” la sostenibilità per la prima volta più di dieci anni or sono quando lavoravo per una grande multinazionale italiana (quotata).

In via preliminare mi sembra opportuno chiedersi perché le società, e specificatamente le quotate si occupano sempre più di sostenibilità. Certamente perché, da anni abituate a confrontarsi con compliance, modelli organizzativi e codici di condotta, le società ormai hanno compreso che non conta sempre e soltanto la   riga del bilancio dove viene indicato l’utile netto conseguita dall’azienda (che comunque conta sempre molto) ma anche l’immagine che la società stessa è in grado di proporre ai suoi stakeholders. Certamente perché in un mondo sempre più globalizzato i “rischi reputazionali” sono sempre più possibili. Forse però anche perché l’introduzione di un progetto di sostenibilità è un buon viatico per rendere più attraenti le azioni della quotata per o fondi che decidono i loro investimenti anche sulla base di criteri etici.

Fatta questa premessa va detto che nella grande multinazionale, al pari di quel che accadeva per i principali concorrenti, era gestito, al pari di quel che accadeva per i principali concorrenti, da uno specifica Unità di Sostenibilità che teneva i contatti con le agenzie di rating di sostenibilità, o di rating ESG che dir ai voglia (pensiamo al Dow Jones Sustainability World Index), identificava  le aree e i processi aziendali da monitorare, raccogliendo pressi le vari funzioni aziendali i dati e le informazioni  relativi e predisponendo il “Bilancio di Sostenibilità”. Ovviamente già allora l’Unità di Sostenibilità si rapportava con tutte le Funzioni aziendali (e certamente anche con il General Counsel).

Oggi il General Counsel dovrebbe essere il responsabile della sostenibilità in azienda?   Può essere una scelta, basta che non si tratti di una scelta dettata da una mancanza di altri “volontari” e la cartina di tornasole è presto scoperta. Basta verificare se il General Counsel ha ottenuto un budget per la sostenibilità, separato da quello che già gli compete per le funzioni normalmente svolte, e risorse umane da dedicare alle attività commesse con il progetto di sostenibilità, che come sopra accennato esulano da quello che è il tradizionale ambito professionale

Detto questo va comunque sottolineato che certamente il General Counsel può e deve avere un ruolo importante nel disegnare un percorso di sostenibilità all’interno dell’azienda, in quanto conosce come funzionano e sono strutturati i processi aziendali e quindi è in grado di contribuire a identificare e predisporre le procedure aziendali che dovranno essere certamente adottate dalla società per tracciare e governare  il percorso di sostenibilità ,prima  all’interno della società e, poi all’esterno, quello terzi che partecipano alla “catena del valore” dell’azienda (fornitori, distributori, consulenti).

In un certo senso il coinvolgimento del General Counsel sul tema della sostenibilità, in qualsiasi forma sia attuato, e l’ennesima dimostrazione del cambiamento del suo ruolo all’interno dell’impresa, e ciò anche in considerazione della internazionalizzazione e della globalizzazione dei mercati. Da mero gestore del contenzioso di trent’anni fa, passando per la redazione e la negoziazione dei contratti ove l’impresa è coinvolta, in Italia e all’estero, e poi alla compliance e alla sostenibilità, il General Counsel necessariamente è, e deve essere sempre più partecipe nella organizzazione dei processi aziendali (le procedure aziendali …..).

Marco Bianchi © riproduzione riservata – Febbraio 2020

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