LE LINEE GUIDA CONFINDUSTRIA PER LA COMPLIANCE ANTITRUST DELLE IMPRESE

La Confindustria ha pubblicato (20 Aprile 2016) le “Linee Guida per la Compliance Antitrust delle Imprese”, di cui potete scaricare il pdf dalla sezione “Documenti” del sito della Confindustria:

http://www.confindustria.it/

Che nelle piccole e medie aziende Italiane sia necessaria una maggior consapevolezza dei limiti all’autonomia negoziale posti dalle normative in tema di concorrenza mi sembra fuori di dubbio, visto che periodicamente si verificano casi di aziende, anche non piccole, che vengono sanzionate per aver posto in essere pratiche palesemente anticoncorrenziali. Senza andare lontano, su questo sito ho pubblicato due post dedicati a due casi di Resale Price Maintenance di cui si è occupata in passato l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM).

Ipersintetizzando in entrambi i casi, che vedevano coinvolte due società Italiane non banali, Enervit, quotata in Borsa, e Power-One Italy (filiale di una multinazionale…), entrambe avevano tentato di imporre ai loro distributori un prezzo minimo di rivendita, il ché configura per l’appunto un caso di RPM – Resale Price Maintenance, una delle restrizioni fondamentali (hard-core restriction) vietate dal Reg. 330/2010 in tema di accordi verticali.

E dunque ben vengano le Linee Guida per la Compliance Antitrust che possono svolgere una duplice funzione. In primo luogo possono essere utili a tutti gli avvocati che si occupino di contratti d’impresa in azienda / per conto di un’azienda, siano essi contratti di diritto interno piuttosto che contratti destinati a dispiegare i loro effetti all’interno dell’Unione Europea. In secondo luogo Le Linee Guida ribadiscono la necessità che le imprese Italiane progettino e mettano in pratica dei programmi di compliance antitrust, promuovendo al contempo programmi di formazione interna in tema di antitrust tra i manager non giuristi (e ciò probabilmente potrebbe avere come ulteriore conseguenza di evitare, o quantomeno di limitare, comportamenti e pratiche delle imprese palesemente anticoncorrenziali e quindi destinate a richiamare l’attenzione della AGCM o della Commissione Europea).

Le Linee Guida sono principalmente dedicate alla strutturazione di un programma di “Compliance Antitrust”, con modalità che appaiono del tutto familiari a chi si occupi anche di Modelli Organizzativi e di Programmi di Compliance ex D. Lgs. 231/01, in quanto il “percorso” da esse suggerito è chiaramente ispirato a quello per la redazione dei Modelli Organizzativi “231”: mappatura dei rischi presenti in azienda, loro valutazione, predisposizione degli strumenti di gestione e controllo dei processi aziendali potenzialmente interessati dai rischi antitrust, coinvolgimento dei vertici aziendali e, “last but not least”, formazione e training.

In realtà, almeno per me, risultano più interessanti i due Allegati alle Linee Guida.

Il primo (“Informativa”), se mi è consentito il paragone, rappresenta una sorta di “bignami”, che riepiloga le principali pratiche lesive della concorrenza (quali scambio di informazioni tra concorrenti, cartelli, restrizioni vietate negli accordi verticali, abuso di posizione dominante e di posizione economica, concentrazioni tra imprese), nonché i poteri dell’AGCM e della Commissione (indagini, sanzioni, e programmi di clemenza).

Il secondo Allegato (“Casistica”) è altrettanto utile per comprendere la normativa (o, meglio ancora, per non illudersi di poterla “aggirare” …). Vi sono infatti riassunte le decisioni dell’AGCM, suddivise per singola fattispecie anti-concorrenziali, che rendono di immediata evidenza la pratica applicazione dei principi e delle norme delineate nell’Allegato 1, e qui i nomi delle imprese coinvolte sono i più vari, piccole e medie imprese ma anche società famose (e ci potete anche leggere la conclusione dei casi Enervit e Power-One Italy, ove l’AGCM, “non ha accertato l’infrazione” – i.e. non ha inflitto sanzioni pecuniarie), a fronte dell’impegno delle società a garantire ai distributori / rivenditori la libertà di fissare il prezzo di rivendita, senza più alcun obbligo di rispettare prezzi minimi di vendita.

© Marco Bianchi Riproduzione riservata – Maggio 2016

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