LA DIFFERENTE PERCEZIONE DEL TEMPO DEL GIURISTA D’IMPRESA E DEI MANAGER (I “CLIENTI”) CHE GLI/LE SOTTOPONGONO UN QUESITO OVVERO COME GESTIRE LE “URGENZE” DEI CLIENTI?

Ambientazione – L’ufficio del giurista di impresa. Scena – Colloquio tra il giurista d’impresa e un manager, un collega di un’altra funzione aziendale (il “cliente interno”) che è venuto a trovarlo per sottoporgli una qualche richiesta (un parere legale, la redazione di un contratto, l’analisi di una qualche normativa). La domanda del giurista d’impresa alla fine del colloquio – “Bene, ho capito per quanto le serve?”. La prevedibile, e spesso già, prevista, risposta del cliente: “Guardi avvocato è URGENTE, Domani o al massimo dopodomani…”.

In effetti, ripensando agli anni che ho passato in azienda come giurista d’impresa, mi rendo conto che a quei tempi per me la domanda impellente era sempre quella: “Per quando lo vuoi (il parere, il contratto)?” Ma perché questa “urgenza” dei manager, i colleghi-clienti, perché per loro tutto era ed è “urgente”?

La concezione del tempo dei manager

In realtà probabilmente in molti casi l’”urgenza” è dovuta al fatto che molti manager, magari dopo averne discusso, (sovente senza alcuna particolare “urgenza” …), per un tempo non breve, finalmente giungono, con o senza la partecipazione del giurista d’impresa, ad una decisione tra loro condivisa in merito ad una qualche iniziativa che la società dovrebbe intraprendere.

Se i manager sono troppo concentrati sulle dinamiche interne alla società o sugli obiettivi di breve termine che essi intendono raggiungere, molti di loro non infrequentemente, più o meno consciamente, sono convinti  che, avendo essi preso una qualche decisione, il più sia stato fatto e che il compito del giurista d’impresa sia soltanto quello di “validare” tale decisione o, come nel caso di un contratto, di predisporre la più idonea strumentazione giuridica per porre in pratica quello che è già stato deciso. Ciò senza rendersi conto e senza interrogarsi in merito alla possibile complessità delle implicazioni giuridiche e dei problemi operativi da risolvere prima di implementare quello che, in fin dei conti, i manager hanno già stato deciso.

Personalmente ricordo quel che mi accadde a Londra alcuni anni fa, agli inizi della negoziazione di una collaborazione particolarmente complessa con un potenziale partner inglese[1]. Il giovedì avevo ricevuto dal primario studio legale inglese che assisteva la controparte i vari contratti in cui avrebbe dovuto articolarsi la prospettata collaborazione. La sera del giorno dopo, venerdì, mi raggiunse telefonicamente il team leader della società cliente, che pochi anni dopo sarebbe diventato Amministratore Delegato di una grande società italiana, chiedendomi se era possibile firmare i contratti il lunedì seguente. Motivazione ed obiettivo primario del team leader «Così possiamo presentare il deal al Consiglio di Amministrazione della settimana prossima».

La mia risposta fu lapidaria «Per lunedì al massimo posso leggere tutti i contratti e farmi una prima idea dei punti critici». I contratti furono firmati e in effetti l’accordo venne presentato al Consiglio di Amministrazione, solo che la riunione era quella del trimestre successivo….

Inutile dire che io e il manager avevamo due obiettivi parzialmente differenti: il mio era quello di negoziare e poi sottoscrivere dei contratti sostanzialmente equilibrati ma comunque tali da minimizzare i rischi per la società che assistevo. Il manager dava quasi per scontato questo obiettivo (in fin dei conti in prima battuta ero io che dovevo raggiungerlo) e si poneva un obbiettivo, personale e più immediato: presentare al più presto il deal al CdA della nostra società e guadagnarsi un personale “momento di gloria” davanti ai membri del Consiglio.

La concezione del tempo dei giuristi d’impresa

Sempreché il giurista d’impresa non operi all’interno di un ufficio legale adeguatamente strutturato o con un budget che consenta agevolmente di coinvolgere Studi Legali esterni nella gestione delle “urgenze”, quali esse siano, non stupisce che per il giurista d’impresa la concezione del tempo sia differente. Il tempo è una risorsa preziosa, da utilizzare con avvedutezza nel tentativo di gestire entro un tempo ragionevole le richieste di tutti i clienti (dando comunque la precedenza a quelle che arrivano dall’Amministratore Delegato …).

Ciò a maggior ragione se si considera il modo con cui i manager sottopongono i loro desiderata in termine di quesiti e di tempistiche di risposta: a volte sono sufficienti una mail o una videoconferenza di un paio d’ore, per consentir loro di spiegare i motivi e gli obiettivi per cui si sono rivolti al giurista d’impresa, che alla fine però magari si ritrova sulla scrivania un complesso contratto da predisporre piuttosto che a dover interpretare l’impatto di una qualche nuova normativa che la società si trova a dover implementar, in entrambi i casi von la dovuta “urgenza”

E dunque come gestire i tempi di disposta? Quantomeno nella mia esperienza i giuristi più giovani (e a volte non solo loro) tendono ad avere una concezione sequenziale del tempo (“single focus”), focalizzando la loro attenzione su un problema / una richiesta alla volta: soltanto dopo aver concluso la redazione del contratto o del parere legale che è stato loro richiesto passano al successivo, sostanzialmente gestendo le “risposte” in funzione dell’ordine di arrivo delle richieste.

Personalmente sono invece a favore di una gestione del tempo che tenga anche conto del grado di difficoltà del quesito sottopostoci e che consenta, entro certi limiti, un approccio “multi-focus”. Magari il giurista d’impresa è impegnato nella redazione di un articolato contratto o nello studio di una questione giuridica particolarmente complessa per cui dovrà poi redigere un parere legale, ma intanto le richieste “urgenti” di consulenza che i singoli manager inviano al giurista d’impresa continuano ad arrivare.

Che fare dunque? Rinviarle tutte al termine della redazione del contratto o del parere legale che si sta redigendo? Probabilmente non è il modo migliore di guadagnarsi prima e poi mantenere l’apprezzamento dei clienti.  Se il quesito è semplice o se, nella sostanza, si conosce già la risposta, meglio prendersi una breve pausa dal complesso contratto e dalla complicata questione giuridica che si sta esaminando, e rispondere al cliente.

Per quanto nella sua semplicità il quesito del cliente possa sembrarci banale e poco importante, non dobbiamo mai dimenticare che (i) probabilmente per il cliente, che nulla sa di diritto, la risposta al quesito è invece molto importante, e (ii) tanto per il giurista d’impresa che per l’avvocato libero professionista la soddisfazione e la fiducia dei clienti (di tutti i clienti, a prescindere da quanto il loro problema al giurista appaia degno di attenzione e appassionante) sono essenziali. Dimenticando queste due “verità”, il rischio per il giurista d’impresa è che i manager semplicemente cerchino di “fare da sé” (con effetti potenzialmente deleteri per la società, per i manager e, a volte, per lo stesso giurista d’impresa). Il rischio per l’avvocato libero professionista? Ancor più semplice: i clienti stanchi di aspettare si cercano un altro avvocato….

© Marco Bianchi Riproduzione riservata – Maggio 2022

[1] L’esempio, vero, è tratto dal mio “Manuale dei contratti internazionali” (Parte Prima Cap. II, Par. 2.2., nota 10, pag. 24.)

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